Come insegnato, o dovrebbero insegnare, al corso allenatori; l'allenamento successivo alla partita si utilizza per la revisione e correzione di quanto sbagliato in partita.
Solitamente il giorno dopo ad una partita è di riposo, ma se per problemi di organizzazione, scelta propria o orari della palestra ecc si ha allenamento, si consiglia sicuramente di orientare la seduta più sullo scarico (soprattutto nel riscaldamento).
Al termine della gara è meglio, io lo faccio quasi sempre, non discutere con gli atleti sul gioco, il risultato e la gara perchè li al momento si è ancora troppo influenzati positivamente o negativamente (a seconda del risultato) dall'andamento della gara.
Cosa utile sicuramente è invece il giorno dopo stilare su un foglio tutti gli errori che ci vengono in mente, quindi effettuare una valutazione soggettiva, con spirito critico ma evidenziato solo gli aspetti ed errori più ricorrenti nella gara.
Accompagnata a questa analisi, va fatta un'altra analisi di tipo oggettivo, utilizzando le statistiche (se prese) in partita in modo che possano confermare le nostre impressioni.
Una volta trovati tutti i punti su cui la nostra squadra ha avuto effettivamente dei problemi (che possono essere sia tecnici che tattici, sia di reparto, squadra che individuali) si passa all'analisi approfondita di ogni problema stilato.
Di ogni punto che abbiamo stilato bisogna domandarsi se l'errore è stato fatto:
1)Perché non sanno ancora fare quel gesto tecnico, quella situazione di gioco quindi manca il cosa fare e come farlo. (solitamente avviene nelle giovanili, quando il percorso didattico sui fondamentali è ancora incompleto o acerbo)
2)Lo sanno fare solo in fase sintetica (svolgimento di un esercizio con il pallone ma non in fase di gioco) e non durante il gioco
3)Lo sanno fare ma o in quella partita non l'hanno fatto o l'hanno fatto male (causa interna), oppure gli avversari non hanno permesso di farlo per loro bravura o miglior efficienza (causa esterna).
A seconda di quale punto andiamo attaccare cerchiamo quindi degli esercizi da inserire nell'allenamento utili a risolvere o diminuire l'errore.
Riguardo al punto 1 sarà necessario partire da un lavoro analitico quindi su quel gesto tecnico, o quella parte del gesto tecnico carente. Ad esempio se le ragazze escono da rete ma non fanno mai muro, probabilmente è sbagliato il tempo, quindi sarà necessario lavorare sul tempo a muro in fase analitica).
N.B: non limitatevi a vedere se è sbagliato un gesto tecnico e basta, andate a vedere nel dettaglio qual'è il problema di fondo.Ho visto molti allenatori che quando un fondamentale non riesce in partita, ad esempio la ricezione fanno mezz'ora di ricezione, ma magari il problema sta solo nella visualizzazione di traiettoria, su orientamento della spalle o un tipo di battuta.
Dopo aver lavorato singolarmente (analiticamente) sul gesto da correggere o imparare si va verso la fase sintetica, cioè all'interno di un esercizio magari con spostamento ecc e alla fine nel gioco.
Se riscontrate questo tipo di problema (il punto 1) non basterà il semplice allenamento post partita, perchè la fase carente e profonda e dovrà essere colmata anche coi successivi allenamenti.
2)Lo sanno fare solo in fase di esercizio ma non quando giocano: una soluzione utile è quella di creare esercizi che si avvicinano quasi completamente al gioco in partita, dove la base dell'esercizio è quello che sanno già fare.Successivamente proporre il problema a cui si sta lavorando anche nel gioco per molto tempo.
3)Lo sanno fare ma non l'hanno fatto per causa interna: in questo caso è possibile che l'atleta o la squadra abbia difficoltà in una certa situazione di gioco.Ad esempio se la nostra squadra ha un buon attacco su palla buona o nei tre metri e ma non sulla gestione della palla brutta, incontrando un'avversaria che ha dato difficoltà nella costruzione di gioco.In questo caso sarà utile lavorare sulla situazione di gioco che ha penalizzato il nostro fondamentale o gesto tecnico che sia, riproponendola molto nel gioco.
Nel caso in cui invece il punto 3 sia dato per cause esterne, il lavoro da parte nostra sarà di riproporre il più possibile le condizioni di quella partita affinchè gli atleti possano rilavorare in quelle condizioni.
Ad esempio se si ha avuto difficoltà a ricevere palloni salto float o molto tesi, faremo battere i nostri atleti oppure noi (se non abbiamo atleti in grado di farlo) in quel modo per poter toccare più volte il pallone e allenare il fondamentale in quella situazione.
Una volta che avrete fatto questo per ogni punto che volete migliore, avrete praticamente l'allenamento già pronto.Spesso ci vuole molto tempo per analizzare, elaborare e programmare, ma secondo me da una buona programmazione dell'allenamento nei dettagli derivano i punti necessari a far la differenza e a migliorare nel profondo il gioco della nostra squadra e di ogni atleta individuale.
Gabriele Principe
sabato 24 novembre 2012
L'allenamento post partita: analizzare e correggere gli errori della gara
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Allenatore,
metodologia
lunedì 29 ottobre 2012
Lettura del palleggiatore da parte del centrale
In questo nuovo articolo, ci occupiamo di insegnare ai nostri centrali come poter leggere il palleggiatore avversario quando si è in posizione di attesa sotto rete.
Dalla 1° divisione fino alle categorie, le giocate del palleggiatore risultano più facili da intuire poichè il tipo di alzata è diversa rispetto ai palleggi dei giocatori di alta serie, in quanto quest'ultimi sono abituati ad alzare in ogni zona utilizzando solo i polsi.
Andremo quindi a descrivere quali sono gli elementi che il centrale può utilizzare nella sua analisi valutativa per poter "leggere" più velocemente possibile l'alzatore e a volte anche anticiparlo; tutto questo però nelle serie e categorie sopra descritte.
Quando il nostro centrale è sotto rete pronto ad aspettare la ricezione e l'attacco avversario deve eseguire una prima fase di lettura detta: Fase di Analisi.
La fase di analisi si colloca quando il nostro battitore deve ancora battere fino a quando i ricettori avversari non prendono la palla.Una fase di attesa che dura pochi secondi ma molto importante.
Nella fase di Analisi il centrale deve chiedersi:
1) Alzatore è in prima o in seconda linea? quanti attacchi ha ad disposizione? Utilizza la seconda linea in zona 1?Con l'aiuto dell'allenatore, si cerca di studiare nel primo set questi particolare, in modo che il nostro centrale, già a seconda di dove si trova il centrale possa escludere una zona d'attacco e concentrarsi solo sulle altre 2.
2)La palla al centrale avversario la da solo su palla buona e attaccata a rete o anche quando è più staccata? che palla alza al centrale?
Anche questo aiuta molto il nostro giocatore, perchè se il palleggiatore avversario non alza quasi mai la palla al centrale se è brutta, il nostro giocatore vedendo la ricezione brutta avversaria si concentrerà solo sulle bande. (spesso alcuni palleggiatori, per velocizzare il gioco al centro tendono a saltare solo quando danno la palla all'attaccante di zona 3. Anche questa può essere una buona informazione utile da dare ai nostri giocatori)
Se poi sia il punto 1 che il 2 sono corretti. E' molto probabile e facile pensare che: quando l'alzatore è in prima linea e la ricezione è staccata, la palla andrà direttamente allo schiacciatore di zona 4.
3)Il palleggiatore effettua cambi di gioco? per cambio di gioco intendo che è in grado di alzare alla zona più lontana dove si trova; nelle giovanili è difficile, anche se ogni tanto ci provano.
Ma se questa domanda la risposta è no, diventa ancora più semplice per il centrale capire a chi andrà la palla: poichè se la ricezione è verso zona 3-4 la darà in 4 e viceversa in zona 2 la darà solo in 2.
Considerando questi punti e ricevendo queste informazioni, i nostri centrali saranno già orientati sulle probabili scelte del palleggiatore avversario prima ancora che quest'ultimo palleggi.
E' chiaro che durante il gioco i centrali non riescano a cogliere tutte queste informazioni, che invece diventano un compito più semplice per la panchina.
La seconda fase è la vera e propria lettura del palleggiatore, dove il centrale deve guardare in particolar modo braccia e posizione delle mani del regista avversario.
Solitamente a livello giovanile e basse divisioni, i palleggiaotri tendono a piegare le braccia per spingere la palla alle bande, mentre tengono le braccia semi-tese per palleggiare al centro.
Inoltre le mani sono leggermente più avanti quando l'alzatore palleggia in zona 4 (perchè deve spingerla per oltre 4-5 metri) mentre un po' più sulla fronte/nuca (a meno che non voglia spingere molto indietro) se vuole alzare indietro.
E' chiaro che in un'azione di pallavolo, dove si gioca tutto in pochi attimi leggere sempre l'alzata di un palleggiatore è praticamente impossibile, tuttavia le 2 fasi possono aiutare molto i nostri centrali per poter murare bene e in tempo ad ogni zona di prima linea.
Gabriele Principe
Dalla 1° divisione fino alle categorie, le giocate del palleggiatore risultano più facili da intuire poichè il tipo di alzata è diversa rispetto ai palleggi dei giocatori di alta serie, in quanto quest'ultimi sono abituati ad alzare in ogni zona utilizzando solo i polsi.
Andremo quindi a descrivere quali sono gli elementi che il centrale può utilizzare nella sua analisi valutativa per poter "leggere" più velocemente possibile l'alzatore e a volte anche anticiparlo; tutto questo però nelle serie e categorie sopra descritte.
Quando il nostro centrale è sotto rete pronto ad aspettare la ricezione e l'attacco avversario deve eseguire una prima fase di lettura detta: Fase di Analisi.
La fase di analisi si colloca quando il nostro battitore deve ancora battere fino a quando i ricettori avversari non prendono la palla.Una fase di attesa che dura pochi secondi ma molto importante.
Nella fase di Analisi il centrale deve chiedersi:
1) Alzatore è in prima o in seconda linea? quanti attacchi ha ad disposizione? Utilizza la seconda linea in zona 1?Con l'aiuto dell'allenatore, si cerca di studiare nel primo set questi particolare, in modo che il nostro centrale, già a seconda di dove si trova il centrale possa escludere una zona d'attacco e concentrarsi solo sulle altre 2.
2)La palla al centrale avversario la da solo su palla buona e attaccata a rete o anche quando è più staccata? che palla alza al centrale?
Anche questo aiuta molto il nostro giocatore, perchè se il palleggiatore avversario non alza quasi mai la palla al centrale se è brutta, il nostro giocatore vedendo la ricezione brutta avversaria si concentrerà solo sulle bande. (spesso alcuni palleggiatori, per velocizzare il gioco al centro tendono a saltare solo quando danno la palla all'attaccante di zona 3. Anche questa può essere una buona informazione utile da dare ai nostri giocatori)
Se poi sia il punto 1 che il 2 sono corretti. E' molto probabile e facile pensare che: quando l'alzatore è in prima linea e la ricezione è staccata, la palla andrà direttamente allo schiacciatore di zona 4.
3)Il palleggiatore effettua cambi di gioco? per cambio di gioco intendo che è in grado di alzare alla zona più lontana dove si trova; nelle giovanili è difficile, anche se ogni tanto ci provano.
Ma se questa domanda la risposta è no, diventa ancora più semplice per il centrale capire a chi andrà la palla: poichè se la ricezione è verso zona 3-4 la darà in 4 e viceversa in zona 2 la darà solo in 2.
Considerando questi punti e ricevendo queste informazioni, i nostri centrali saranno già orientati sulle probabili scelte del palleggiatore avversario prima ancora che quest'ultimo palleggi.
E' chiaro che durante il gioco i centrali non riescano a cogliere tutte queste informazioni, che invece diventano un compito più semplice per la panchina.
La seconda fase è la vera e propria lettura del palleggiatore, dove il centrale deve guardare in particolar modo braccia e posizione delle mani del regista avversario.
Solitamente a livello giovanile e basse divisioni, i palleggiaotri tendono a piegare le braccia per spingere la palla alle bande, mentre tengono le braccia semi-tese per palleggiare al centro.
Inoltre le mani sono leggermente più avanti quando l'alzatore palleggia in zona 4 (perchè deve spingerla per oltre 4-5 metri) mentre un po' più sulla fronte/nuca (a meno che non voglia spingere molto indietro) se vuole alzare indietro.
E' chiaro che in un'azione di pallavolo, dove si gioca tutto in pochi attimi leggere sempre l'alzata di un palleggiatore è praticamente impossibile, tuttavia le 2 fasi possono aiutare molto i nostri centrali per poter murare bene e in tempo ad ogni zona di prima linea.
Gabriele Principe
venerdì 19 ottobre 2012
Insegnamento della battuta salto float
Prima di capire come si insegna la battuta salto float, è necessario capire a chi può servire davvero e perchè.
Io credo esista una battuta adeguata per ogni atleta e non è necessario che tutti imparino il salto float.
Quando è utile insegnarla e a chi? l'identikit del battitore juumping float è sicuramente un atleta che ha una buona coordinazione braccio-gambe-salto, chi già nella battuta da fermo tira una palla abbastanza tesa che scende in mezzo al campo e colpisce bene il pallone da dargli il famoso "effetto floating".
Di quest'ultimo particolare è bene ricordare che dipende molto da 2 fattori: il colpo sulla palla che deve essere a mano aperte e secco e la direzione della valvola che influisce la rotazione e l'effetto della palla (questo dipende molto da pallone e pallone; ed è per questo che atleti raffinati di alti club giovanili, si lamentano se c'è un pallone piuttosto che un altro) a mio parere, solo scuse.
Perchè un atleta con queste caratteristiche dovrebbe battere in salto float? A meno che il vostro atleta non sia più alto di un Metro e 80 con un reach (altezza del copro più braccio) superiore a 2 metri e 40, qualsiasi battuta fatta dall'atleta avrà una fase ascendente per superare la rete e una fase discendente.
Saltando e colpendo la palla in salto, l'atleta recupera quei 30-40 centimetri che servono per permettere al pallone di avere solo una traiettoria discendente ed essere molto più pericolosa da anticipare per i ricevitori avversari.
Come si insegna la battuta salto float?
Rispetto alla battuta in salto teso (che è praticamente identico all'attacco da seconda linea se non che vi è maggior distanza), la battuta salto float premette il portarsi la palla mentre si eseguono i passi della rincorsa per alzarsela al passo di chiusura.
Questo movimento non è affatto naturale per qualsiasi atleta lo provi inizialmente. Infatti è probabile che all'inizio manchino la palla, o sbaglino la rincorsa.
Questa battuta implica troppi imput su cui bisogna fare attenzione, per questo credo che sia molto utile utilizzare la metodologia AIR per un insegnamento molto più efficace.Rimando al link del blog per saperne di più: Apprendimento Inverso Rapido.
1)mettiamo il nostro atleta sulla linea dei 3 metri e incominciamo a fargli alzare la palla mentre sta saltando.L'obbiettivo e tirarla dritta e abbastanza alta da poter essere colpita.
Nota importante e spesso fonte di dibattito: Si alza a 2 mani o solo con la sinistra?
In teoria quella più facile è alzando con una mano perchè l'altro braccio è già alto e carico per colpire la palla., tuttavia questo preclude che l'atleta sappia alzarsi la palla dritta e bene.
Infatti il motivo per cui si batte con alzata con entrambi le mani, è che garantisce un maggior controllo dell'alzata del pallone.
Quest'ultima però se alzata bassa non permette al braccio di battuta di caricarsi per battere bene.
Il problema dell'alzarsi la palla a 2 mani è che al momento del lancio le braccia sono entrambe distese in alto, il braccio deve andare indietro per caricarsi e subito avanti per colpire la palla.
Ma quindi è sbagliato alzarsi la palla a 2 mani? assolutamente no, sappiate però che per evitare errori dovrete alzarvi la palla anticipatamente durante la rincorsa (più precisamente al 2° passo).Tornando all'insegnamento.
2) Fate fare molto esercizio di battuta con salto senza passi dai 3 metri e poi piano piano farla allontanare fino ai 5-6 metri.
3)Introdurre i passi iniziali nella battuta, magari sempre partendo dai 3-4 metri per poi allontanarsi.Questo darà sicurezza e fiducia nell'atleta, vedendo che il pallone fin dall'inizio passa dall'altra parte.
4)In conclusione, tenete sempre sott'occhio la battuta durante i successivi allenamenti per aggiustare l'esecuzione
5)Tanto, tanto, tanto esercizio che come in qualsiasi gesto tecnico è fondamentale.
Gabriele principe
domenica 2 settembre 2012
Come creare una preparazione fisica ottimale (parte 2)
Quando si lavora alla potenza esplosiva, non è necessario allenarlo ad ogni allenamento perchè è controproducente, la potenza fisica si allena (come la massa e forza massima) 1 volta a settimana per parte del corpo.Inoltre la potenza esplosiva rispetto alla massa rimane (o comunque perde molto poco) per anche un mese o 2.
Periodizzazione:
- Adattamento di 1 mese con carico sotto al 70% del massimale (solitamente 3 serie per esercizio) con 5-6 ripetizioni per serie (è importante perchè costituisce un'introduzione al peso per chi non li ha mai fatti o dopo uno stop prolungato di qualche mese)
- Corpo Libero con movimenti pluri-articolari (piegamenti sulle gambe, piegamenti sulle braccia, trazioni ecc) per qualche settimana
- Settimana di scarico passivo o attivo
- Esercizi coi pesi liberi e poi peso al 80-90% del massimale (sempre 5 o 6 colpi) per un mesetto massimo 2, con la potenza massimale non si arriva mai al 100% ma al massimo al 90%
-Settimana di scarico passivo o attivo
Come creare una preparazione fisica ottimale (parte 1)
Sono finite le vacanze, gli atleti tornano in palestra e sicuramente farli fare qualche salto, rincorsa e corsa durante il pre-campionato non basterà a portarli fisicamente pronti per il nuovo campionato.
Attraverso questo post vedremo come puoi organizzare la tua preparazione fisica in base ai tuoi obiettivi, alle tue risorse e ai tuoi atleti.
Prima di iniziare a indicare però quali possono essere le combinazioni più ottimali è necessario fare una premessa terminologica affinchè ci si possa intendere meglio:
- Lavoro Aerobico: è detto anche Cardiovascolare perchè in primo luogo beneficia chi lo esegue per migliorare la frequenza cardiaca durante la prestazione fisica. E' un allenamento isotonico di ipertrofia che diminuisce il consumo giornaliero a riposo e quindi serve anche e soprattutto per diminuire la massa grassa.
- Lavoro anaerobico: sono quei esercizi che puntano all'ipertrofia (massa e volume del muscolo), alla Forza massima, alla resistenza (che molti confondono con il lavoro aerobico) e la Potenza.
- Intensità di lavoro: è determinata da questa formula: (Kg sollevati * numero ripetizioni) / tempo di recupero tra una serie e un altra
- Volume d'allenamento invece: n° di esercizi e n° di serie
Fatta questa premessa un preparatore atletico ma anche un allenatore di pallavolo ben informato potrà creare l'allenamento più consone alla propria squadra sapendo che un tipo di allenamento muscolare è composto da: Periodizzazione, Intensità, Volume e Frequenza cardiaca.
A seconda di questi fattori si produrranno allenamenti ipertrofici, di forza, aerobici, di resistenza o di potenza.
Attraverso questo post vedremo come puoi organizzare la tua preparazione fisica in base ai tuoi obiettivi, alle tue risorse e ai tuoi atleti.
Prima di iniziare a indicare però quali possono essere le combinazioni più ottimali è necessario fare una premessa terminologica affinchè ci si possa intendere meglio:
- Lavoro Aerobico: è detto anche Cardiovascolare perchè in primo luogo beneficia chi lo esegue per migliorare la frequenza cardiaca durante la prestazione fisica. E' un allenamento isotonico di ipertrofia che diminuisce il consumo giornaliero a riposo e quindi serve anche e soprattutto per diminuire la massa grassa.
- Lavoro anaerobico: sono quei esercizi che puntano all'ipertrofia (massa e volume del muscolo), alla Forza massima, alla resistenza (che molti confondono con il lavoro aerobico) e la Potenza.
- Intensità di lavoro: è determinata da questa formula: (Kg sollevati * numero ripetizioni) / tempo di recupero tra una serie e un altra
- Volume d'allenamento invece: n° di esercizi e n° di serie
Fatta questa premessa un preparatore atletico ma anche un allenatore di pallavolo ben informato potrà creare l'allenamento più consone alla propria squadra sapendo che un tipo di allenamento muscolare è composto da: Periodizzazione, Intensità, Volume e Frequenza cardiaca.
A seconda di questi fattori si produrranno allenamenti ipertrofici, di forza, aerobici, di resistenza o di potenza.
domenica 22 luglio 2012
Come aumentare il salto senza potenziamento fisico
A molti il titolo di questo blog avrà fatto storcere il naso, posto curiosità e magari molti dubbi.
Infatti, com'è possibile aumentare l'elevazione , anche di 5-8 centimetri (che sono parecchi) senza l'utilizzo di pesi o esercizi a corpo libero?
E poi non credi Gabriele, che se esistesse davvero un metodo del genere non l'avrebbero già diffuso?
A queste e magari altre domande rispondo semplicemente con una breve frase: Si può aumentare notevolmente il salto senza preparazione fisica nel momento in cui l'atleta non sa saltare a muro e non sa effettuare la rincorsa.
Non so se vi è mai capitato di confrontare qualche dato e vedere magari tra qualche atleta della stessa età, e stesse capacità fisiche che vi è un differenziale di salto di 15-20 centimetri.A me si e anche molto spesso nelle giovanili. Tutto questo perchè uno dei due o anche entrambi non ha imparato a utilizzare tutti i muscoli necessari e la postura adatta per saltare di più.
Quindi questo post non svelerà trucchi di magia, ma potrà aiutarvi molto comunque ad aumentare l'elevazione dei vostri atleti dandovi accorgimenti per correggerli e farli già saltare di più.
Quello che vi consiglio di fare, e che io farò nella mia nuova squadra (che non è una giovanile ma bensì una divisione) sarà di verificare e di ri-impostare utilizzando probabilmente la metodologia Air (apprendimento inverso rapido) la posizione e tecnica a muro e di rincorsa.Ma partiamo subito.
Infatti, com'è possibile aumentare l'elevazione , anche di 5-8 centimetri (che sono parecchi) senza l'utilizzo di pesi o esercizi a corpo libero?
E poi non credi Gabriele, che se esistesse davvero un metodo del genere non l'avrebbero già diffuso?
A queste e magari altre domande rispondo semplicemente con una breve frase: Si può aumentare notevolmente il salto senza preparazione fisica nel momento in cui l'atleta non sa saltare a muro e non sa effettuare la rincorsa.
Non so se vi è mai capitato di confrontare qualche dato e vedere magari tra qualche atleta della stessa età, e stesse capacità fisiche che vi è un differenziale di salto di 15-20 centimetri.A me si e anche molto spesso nelle giovanili. Tutto questo perchè uno dei due o anche entrambi non ha imparato a utilizzare tutti i muscoli necessari e la postura adatta per saltare di più.
Quindi questo post non svelerà trucchi di magia, ma potrà aiutarvi molto comunque ad aumentare l'elevazione dei vostri atleti dandovi accorgimenti per correggerli e farli già saltare di più.
Quello che vi consiglio di fare, e che io farò nella mia nuova squadra (che non è una giovanile ma bensì una divisione) sarà di verificare e di ri-impostare utilizzando probabilmente la metodologia Air (apprendimento inverso rapido) la posizione e tecnica a muro e di rincorsa.Ma partiamo subito.
lunedì 4 giugno 2012
Progressione didattica del muro
Questo post ha come obiettivo il fornire esercizi utili per l'allenamento del muro oltre il semplice gesto tecnico "a secco" o corpo libero.
Infatti per una buona efficienza del muro, bisognerà allenare alcuni fattori che incidono sull'efficienza del fondamentale stesso e che vanno oltre il gesto tecnico individuale.
Questi fattori possono essere esercitati e controllati però, solo dopo aver appreso una buona base tecnica del fondamentale muro.
Questo comprende quindi:
- Posizione iniziale sotto rete: distanza da rete, distanza delle gambe, gomiti alti e pollici delle mani vicini
- Passi e riposizionamento: muoversi lungo la rete con passo laterale e incrociato, tornando velocemente alla posizione di partenza
- Salto a muro: caricamento di braccia e gambe contemporaneo e ricaduta
- Posizione delle mani invadenti senza toccare il nastro della rete
Premesso questo andremo ad analizzare quali sono i fattori annunciati prima e qualche utile esercizio per allenarli.
Prima di tutto, io consiglio anche nella fase di riscaldamento con salti a muro di porre un pallone sempre a fil di rete o più o meno all'altezza del loro muro, in modo da fare abituare i nostri atleti al contatto con la palla su salto e a ricercare il pallone in volo.
Successivamente sarà necessario lavorare su questi 4 fattori per l'efficienza del fondamentale:
1) Prendere il tempo sull'attacco avversario
2)Unione del muro a 2 e salto coordinato
3)Gestire lo spostamento a seconda dell'attacco
4)Gestire il piano di rimbalzo
Infatti per una buona efficienza del muro, bisognerà allenare alcuni fattori che incidono sull'efficienza del fondamentale stesso e che vanno oltre il gesto tecnico individuale.
Questi fattori possono essere esercitati e controllati però, solo dopo aver appreso una buona base tecnica del fondamentale muro.
Questo comprende quindi:
- Posizione iniziale sotto rete: distanza da rete, distanza delle gambe, gomiti alti e pollici delle mani vicini
- Passi e riposizionamento: muoversi lungo la rete con passo laterale e incrociato, tornando velocemente alla posizione di partenza
- Salto a muro: caricamento di braccia e gambe contemporaneo e ricaduta
- Posizione delle mani invadenti senza toccare il nastro della rete
Premesso questo andremo ad analizzare quali sono i fattori annunciati prima e qualche utile esercizio per allenarli.
Prima di tutto, io consiglio anche nella fase di riscaldamento con salti a muro di porre un pallone sempre a fil di rete o più o meno all'altezza del loro muro, in modo da fare abituare i nostri atleti al contatto con la palla su salto e a ricercare il pallone in volo.
Successivamente sarà necessario lavorare su questi 4 fattori per l'efficienza del fondamentale:
1) Prendere il tempo sull'attacco avversario
2)Unione del muro a 2 e salto coordinato
3)Gestire lo spostamento a seconda dell'attacco
4)Gestire il piano di rimbalzo
giovedì 29 marzo 2012
Anche il tuo atleta rende meno del solito?
Ultimamente il tuo atleta non rende come al solito? le sue prestazioni in partita o durante la preparazione fisica sono basse?
Allora è molto probabile che il tuo atleta si trovi in Overtraining cioè in Sovrallenamento.
Ci sono molte dicerie riguardo questo tema, e spesso lo si considera un po' troppo (spesso come scuse o cause di sconfitte o basse prestazioni) o troppo poco.
Quello di cui voglio parlare in questo articolo non è tanto la cause chimiche e psico-fisiche perchè andrei a trattare argomenti di cui non sono preparato, quanto invece delle cause visibili da noi allenatori, le cause più comuni e qualche metodo risolutivo.Per parlare di questo argomento utilizzerò per la maggior parte delle informazioni, nozioni copiate da documenti su cui io stesso ho studiato il tema.
Partiamo dalle tipologie di cause con cui si manifesta l'Overtraining:
- Psicologica
- Prestazionale e fisica
- Fisiologico
- Biochimico (che non tratteremo)
Psicologica: gli indicatori di tipo psicologici solitamente sono quelli meno visibili, ma attenzione perchè non sono degli ottimi indicatori per verificare l'overtraining, in particolare nel periodo adolescenziale, i giovani atleti manifestano nella loro quotidianità o nel loro normale carattere queste cause che andrò ad elencare, quindi consiglio se allenate giovane atleti di tenerli poco in considerazione o di valutarli solo dopo aver valutato le altre cause.
· scarsa concentrazione e tendenza a distrarsi
· poca voglia di allenarsi e gareggiare
· umore instabile
· irritabilità
· abbassamento dell' autostima
· abbattimento poca determinazione
· scarsa capacità di autovalutazione
Prestazione e fisica:direi che invece questi sono degli ottimi indicatori, visibili e su cui si può fare un buon affidamento.
· minore capacità di prestazione
· recuperi meno rapidi
· minore tolleranza dei carichi
· peggioramento tecnico
· minore forza
Fisiologico:altrettanto buoni sono gli indicatori fisiologici ma possono verificarsi solo con controlli e test
· frequenza cardiaca a riposo più alta
· variazioni della pressione arteriosa
· variazione nell'elettrocardigramma (onda T)
· maggiore consumo do ossigeno ad intensità submassimali
· dolori muscolari
· perdita di peso
· nella donna irregolarità nel ciclo mestruale
Nota importante: per non diventare allenatori che al primo sintomo attribuiscono all'atleta l'overtraining oppure all'opposto non lo considero, consiglio sempre di verificare almeno 3 di queste cause per poter attribuire davvero l'Overtraing. Inoltre si consiglia anche di seguire questi punti per evitare l'Overtraing:
· dare gli opportuni recuperi pianificandoli in anticipo e non aspettando il crollo fisico
· variare il più possibile gli allenamenti sia come intensità che come quantità
· controllare continuamente il proprio stato sia con mezzi obiettivi (test, analisi, profili
ematologici ecc.) che con analisi dei diari di allenamento e colloqui da tenere con colui che
ha impostato il programma di lavoro
· tenere in massimo conto (soprattutto per atleti amatori) delle attività extrasportive e
adattare ad esse l'allenamento
Gabriele Principe
Allora è molto probabile che il tuo atleta si trovi in Overtraining cioè in Sovrallenamento.
Ci sono molte dicerie riguardo questo tema, e spesso lo si considera un po' troppo (spesso come scuse o cause di sconfitte o basse prestazioni) o troppo poco.
Quello di cui voglio parlare in questo articolo non è tanto la cause chimiche e psico-fisiche perchè andrei a trattare argomenti di cui non sono preparato, quanto invece delle cause visibili da noi allenatori, le cause più comuni e qualche metodo risolutivo.Per parlare di questo argomento utilizzerò per la maggior parte delle informazioni, nozioni copiate da documenti su cui io stesso ho studiato il tema.
Partiamo dalle tipologie di cause con cui si manifesta l'Overtraining:
- Psicologica
- Prestazionale e fisica
- Fisiologico
- Biochimico (che non tratteremo)
Psicologica: gli indicatori di tipo psicologici solitamente sono quelli meno visibili, ma attenzione perchè non sono degli ottimi indicatori per verificare l'overtraining, in particolare nel periodo adolescenziale, i giovani atleti manifestano nella loro quotidianità o nel loro normale carattere queste cause che andrò ad elencare, quindi consiglio se allenate giovane atleti di tenerli poco in considerazione o di valutarli solo dopo aver valutato le altre cause.
· scarsa concentrazione e tendenza a distrarsi
· poca voglia di allenarsi e gareggiare
· umore instabile
· irritabilità
· abbassamento dell' autostima
· abbattimento poca determinazione
· scarsa capacità di autovalutazione
Prestazione e fisica:direi che invece questi sono degli ottimi indicatori, visibili e su cui si può fare un buon affidamento.
· minore capacità di prestazione
· recuperi meno rapidi
· minore tolleranza dei carichi
· peggioramento tecnico
· minore forza
Fisiologico:altrettanto buoni sono gli indicatori fisiologici ma possono verificarsi solo con controlli e test
· frequenza cardiaca a riposo più alta
· variazioni della pressione arteriosa
· variazione nell'elettrocardigramma (onda T)
· maggiore consumo do ossigeno ad intensità submassimali
· dolori muscolari
· perdita di peso
· nella donna irregolarità nel ciclo mestruale
Nota importante: per non diventare allenatori che al primo sintomo attribuiscono all'atleta l'overtraining oppure all'opposto non lo considero, consiglio sempre di verificare almeno 3 di queste cause per poter attribuire davvero l'Overtraing. Inoltre si consiglia anche di seguire questi punti per evitare l'Overtraing:
· dare gli opportuni recuperi pianificandoli in anticipo e non aspettando il crollo fisico
· variare il più possibile gli allenamenti sia come intensità che come quantità
· controllare continuamente il proprio stato sia con mezzi obiettivi (test, analisi, profili
ematologici ecc.) che con analisi dei diari di allenamento e colloqui da tenere con colui che
ha impostato il programma di lavoro
· tenere in massimo conto (soprattutto per atleti amatori) delle attività extrasportive e
adattare ad esse l'allenamento
Gabriele Principe
mercoledì 14 marzo 2012
Coach to Coach: Diventa un Leader!
"E se gli allenatori scoprissero come allenare le proprie capacità e quelle necessarie per allenare con successo?"
Questa la domanda che mi scorreva qualche mese fa nella testa prima di decidere di farlo davvero.
Fare un corso interattivo, gratuito, ricco di contenuti e con nozioni che poche persone conoscono perchè spesso non vengono proposte nei corsi.
Forse è quello che manca a molti di voi /noi per raggiungere il passo decisivo a migliorarvi, come allenatori e come persone.O forse non eravate a conoscenza di come le capacità di un allenatore influenzano al 70 % la riuscita della gestione della squadra, il loro livello di preparazione e apprendimento, e il futuro degli atleti. E quindi?
Quindi nasce: Coach to Coach: Allenarsi ad allenare.Il primo video training a più volumi ed episodi, pubblicati su youtube e proposti in questo blog e sulla pagina di facebook per aiutare chi ne ha bisogno o chi è semplicemente curioso a migliorare le capacità che un allenatore DEVE avere per aver successo.
Oggi con il primo volume e il primo episodio: Diventare un Leader!
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Forse è quello che manca a molti di voi /noi per raggiungere il passo decisivo a migliorarvi, come allenatori e come persone.O forse non eravate a conoscenza di come le capacità di un allenatore influenzano al 70 % la riuscita della gestione della squadra, il loro livello di preparazione e apprendimento, e il futuro degli atleti. E quindi?
Quindi nasce: Coach to Coach: Allenarsi ad allenare.Il primo video training a più volumi ed episodi, pubblicati su youtube e proposti in questo blog e sulla pagina di facebook per aiutare chi ne ha bisogno o chi è semplicemente curioso a migliorare le capacità che un allenatore DEVE avere per aver successo.
Oggi con il primo volume e il primo episodio: Diventare un Leader!
Scusate per la qualità del video e immagini che arrivano in ritardo ma i miei mezzi di registrazione sono un po' scarsi
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domenica 19 febbraio 2012
Come ottenere dalla tua squadra una ricezione ++
Settimana scorsa mi trovavo ad affrontare un problema che tutt'ora sto cercando di risolvere nella mia squadra.
Uno dei problemi forse più ricorrenti tra noi allenatori poichè da questo fondamentale parte tutta l'azione: la ricezione.
Fino a qualche settimana fa, pur conoscendo molti esercizi e anche informandomi su come potevo modificare questo fondamentale non riuscivo proprio a migliorarlo, esercizi infiniti di bagher e continue ricezioni non garantivano alcun risultato.
E questo non era un problema della squadra, ma un problema mio. Si esatto, le mie atlete ci provavano con tutti i loro sforzi ma non erano precise come volevo e sbagliavano (sbagliano ancora un po' tutt'ora), ma non serviva a niente. Era un problema mio perchè io da allenatore al posto che cercare realmente la soluzione, mi ponevo mentalmente ancora sul problema che loro non riuscivano a ricevere bene.
E questo è un atteggiamento mentale molto ricorrente in noi, al posto che focalizzarci sull'obiettivo e sulla risoluzione del problema, continuiamo a guardare il problema stesso.Quindi di sicuro un primo consiglio che vi posso dare in generale sul coaching è: Focalizzatevi sulle soluzioni e lo scopo, non sul problema in se.
Tornando al problema della ricezione sono riuscito a trovare delle chiavi di accesso per risolvere il problema, queste come tutte le soluzioni pallavolistiche non funzionano immediatamente come per magia, ma come in tutte le cose prima di ottenere risultati ci vuole tempo e sacrificio.
Vediamo dunque quali sono queste soluzioni, sperando di essere breve ma allo stesso tempo conciso e riassuntivo.
1)Posizione di partenza: questa è fondamentale, e c'è da dire che spesso il ritardo sul pallone in ricezione è dovuto ad un'errata posizione di partenza.Perchè ponendo il caso che la battuta avversaria sia float, se sono molto piegato con le gambe come se stesse arrivando una battuta salto teso ci impiegherà più tempo per muoversi.
Alcuni consigli veloci sono quindi di non stare troppo piegati verso il basso con le gambe, ma quasi a gambe distese ma pronti per lo scatto, come in una gara di velocità (ma dove l'atleta dovrà muoversi sia in avanti che indietro), se invece la battuta è tesa e forte, o soprattutto in salto forte, conviene invece stare giù bassi come in posizione di difesa cercando di coprire più campo possibile.
2)Movimento e reazione: se i vostri giocatori sono lenti nell'arrivare sul pallone, probabilmente non è questione di velocità in se ma problemi di reazione visiva e movimenti rapidi.
Di fatti spesso, gli atleti partono molto dopo la battuta sia perchè non hanno ancora visualizzato la traiettoria, sia per tempi di reazione (cioè il tempo in cui dallo stimolo esterno il corpo tende a muoversi).Oppure arrivano sul pallone non in posizione di arrivo, che è molto simile a quella di partenza.
Spesso arrivano sul pallone ancora in corsa o con le braccia storte, vi viene magari in mente qualche vostro atleta in questo momento vero? :-)
Quindi abituate i vostri atleti a migliorare i tempi di reazione (per gli esercizi spero di pubblicarne un paio in seguito) e ai giusti movimenti per arrivare giusti sulla palla.
3)Punti di riferimento e competenze: Gli atleti che sono in ricezione devono sapere con esattezza quando una ricezione è buona e quando non lo è e soprattutto sapere di chi sono i palloni in zona di conflitto (zona tra 2 giocatori).Quindi chiarite coi vostri atleti dove volete che la palla vada (magari allenandoli all'inizio a fare centro su una zona delimitata da coni) e soprattutto chiarite tutte le competenze, non solo tra i giocatori ma anche su palle lunghe e corte.
Questo vale anche e soprattutto per la difesa.
4)Offrirgli soluzioni alternative: Gli atleti non sono dei robot che fanno tutto precisamente una volta date le istruzioni, anzi tutto il contrario, spesso si mettono a fare l'opposto di quello che gli hai detto.
Non per ribellione o non volontà, ma perchè quando si gioca il corpo tende a fare i movimenti più abituali, comodi e sicuri per se.
Quindi è giusto insegnarli ad esempio che ogni pallone deve essere preso con un bagher davanti e in tempo sulla palla ma dobbiamo anche offrirgli soluzioni "comode" in caso in cui non riuscisse a farlo ad esempio: il bagher laterale, il palleggio, spostamenti in diagonale, usare più le braccia che le gambe quando la palla è lunga per correggere la traiettoria di arrivo ecc.)
5)Allenare molto la valutazione della traiettoria: dedicate sempre un po' di tempo ad allenamento per allenare i vostri atleti nella valutazione di tutte le traiettorie possibili in battuta: palle corte, palle lunghe e alte, palle tese e corte, palle tese e veloci, palle tese e lunghe. Più abituate i vostri atleti e riconoscere subito le traiettorie, più saranno ing rado di anticipalre e migliorare la ricezione in partita.
6)Allenare il piano di rimbalzo e la giusta spinta di gambe e braccia da tutte le posizioni del campo: Infine, ultimo ma non ultimo per importanza, dedicate tempo per fare esercizi analitici di piano di rimbalzo (da zona 1,6,5 ecc) per dare palla all'alzatore, e soprattutto fargli capire e sensibilizzare il proprio sistema percettivo affinchè capiscano che una ricezione da fondo campo è ben diversa per spinta di una nei 3 metri.
Spesso molti allenatori danno per scontato che se un giocatore sa ricevere bene da posto 6 sappia ricevere anche ovunque nelle altre posizioni.Niente di più sbagliato.
Nel nostro lavoro e passione, non dobbiamo dare nulla per scontato, perchè sono i dettagli a fare la differenza, e questi dettagli potranno sicuramente aiutarvi nel vostro problema; e ricordate, focalizzatevi sull'obiettivo e sulla soluzione non sul problema o il problema diventerà sempre più difficile e grande.
Gabriele Principe
Uno dei problemi forse più ricorrenti tra noi allenatori poichè da questo fondamentale parte tutta l'azione: la ricezione.
Fino a qualche settimana fa, pur conoscendo molti esercizi e anche informandomi su come potevo modificare questo fondamentale non riuscivo proprio a migliorarlo, esercizi infiniti di bagher e continue ricezioni non garantivano alcun risultato.
E questo non era un problema della squadra, ma un problema mio. Si esatto, le mie atlete ci provavano con tutti i loro sforzi ma non erano precise come volevo e sbagliavano (sbagliano ancora un po' tutt'ora), ma non serviva a niente. Era un problema mio perchè io da allenatore al posto che cercare realmente la soluzione, mi ponevo mentalmente ancora sul problema che loro non riuscivano a ricevere bene.
E questo è un atteggiamento mentale molto ricorrente in noi, al posto che focalizzarci sull'obiettivo e sulla risoluzione del problema, continuiamo a guardare il problema stesso.Quindi di sicuro un primo consiglio che vi posso dare in generale sul coaching è: Focalizzatevi sulle soluzioni e lo scopo, non sul problema in se.
Tornando al problema della ricezione sono riuscito a trovare delle chiavi di accesso per risolvere il problema, queste come tutte le soluzioni pallavolistiche non funzionano immediatamente come per magia, ma come in tutte le cose prima di ottenere risultati ci vuole tempo e sacrificio.
Vediamo dunque quali sono queste soluzioni, sperando di essere breve ma allo stesso tempo conciso e riassuntivo.
1)Posizione di partenza: questa è fondamentale, e c'è da dire che spesso il ritardo sul pallone in ricezione è dovuto ad un'errata posizione di partenza.Perchè ponendo il caso che la battuta avversaria sia float, se sono molto piegato con le gambe come se stesse arrivando una battuta salto teso ci impiegherà più tempo per muoversi.
Alcuni consigli veloci sono quindi di non stare troppo piegati verso il basso con le gambe, ma quasi a gambe distese ma pronti per lo scatto, come in una gara di velocità (ma dove l'atleta dovrà muoversi sia in avanti che indietro), se invece la battuta è tesa e forte, o soprattutto in salto forte, conviene invece stare giù bassi come in posizione di difesa cercando di coprire più campo possibile.
2)Movimento e reazione: se i vostri giocatori sono lenti nell'arrivare sul pallone, probabilmente non è questione di velocità in se ma problemi di reazione visiva e movimenti rapidi.
Di fatti spesso, gli atleti partono molto dopo la battuta sia perchè non hanno ancora visualizzato la traiettoria, sia per tempi di reazione (cioè il tempo in cui dallo stimolo esterno il corpo tende a muoversi).Oppure arrivano sul pallone non in posizione di arrivo, che è molto simile a quella di partenza.
Spesso arrivano sul pallone ancora in corsa o con le braccia storte, vi viene magari in mente qualche vostro atleta in questo momento vero? :-)
Quindi abituate i vostri atleti a migliorare i tempi di reazione (per gli esercizi spero di pubblicarne un paio in seguito) e ai giusti movimenti per arrivare giusti sulla palla.
3)Punti di riferimento e competenze: Gli atleti che sono in ricezione devono sapere con esattezza quando una ricezione è buona e quando non lo è e soprattutto sapere di chi sono i palloni in zona di conflitto (zona tra 2 giocatori).Quindi chiarite coi vostri atleti dove volete che la palla vada (magari allenandoli all'inizio a fare centro su una zona delimitata da coni) e soprattutto chiarite tutte le competenze, non solo tra i giocatori ma anche su palle lunghe e corte.
Questo vale anche e soprattutto per la difesa.
4)Offrirgli soluzioni alternative: Gli atleti non sono dei robot che fanno tutto precisamente una volta date le istruzioni, anzi tutto il contrario, spesso si mettono a fare l'opposto di quello che gli hai detto.
Non per ribellione o non volontà, ma perchè quando si gioca il corpo tende a fare i movimenti più abituali, comodi e sicuri per se.
Quindi è giusto insegnarli ad esempio che ogni pallone deve essere preso con un bagher davanti e in tempo sulla palla ma dobbiamo anche offrirgli soluzioni "comode" in caso in cui non riuscisse a farlo ad esempio: il bagher laterale, il palleggio, spostamenti in diagonale, usare più le braccia che le gambe quando la palla è lunga per correggere la traiettoria di arrivo ecc.)
5)Allenare molto la valutazione della traiettoria: dedicate sempre un po' di tempo ad allenamento per allenare i vostri atleti nella valutazione di tutte le traiettorie possibili in battuta: palle corte, palle lunghe e alte, palle tese e corte, palle tese e veloci, palle tese e lunghe. Più abituate i vostri atleti e riconoscere subito le traiettorie, più saranno ing rado di anticipalre e migliorare la ricezione in partita.
6)Allenare il piano di rimbalzo e la giusta spinta di gambe e braccia da tutte le posizioni del campo: Infine, ultimo ma non ultimo per importanza, dedicate tempo per fare esercizi analitici di piano di rimbalzo (da zona 1,6,5 ecc) per dare palla all'alzatore, e soprattutto fargli capire e sensibilizzare il proprio sistema percettivo affinchè capiscano che una ricezione da fondo campo è ben diversa per spinta di una nei 3 metri.
Spesso molti allenatori danno per scontato che se un giocatore sa ricevere bene da posto 6 sappia ricevere anche ovunque nelle altre posizioni.Niente di più sbagliato.
Nel nostro lavoro e passione, non dobbiamo dare nulla per scontato, perchè sono i dettagli a fare la differenza, e questi dettagli potranno sicuramente aiutarvi nel vostro problema; e ricordate, focalizzatevi sull'obiettivo e sulla soluzione non sul problema o il problema diventerà sempre più difficile e grande.
Gabriele Principe
sabato 11 febbraio 2012
L'attaccante perfetto
Da questo breve video che uso come introduzione, vorrei parlare dell'"attaccante perfetto".
In piena linea con le idee esposte dal Mitico Julio Velasco, concordo nell'affermare che i migliori attaccanti (l'attaccante perfetto) attaccano bene le palle difficili e non quelle facili.
Perchè se sanno attaccare bene le palle difficili allora quelle buone le schiacciano benissimo.
Quello che tocca noi allenatori quindi è: Insegnare agl'atleti ad attaccare bene qualsiasi palla.
Ora mi chiederai, bè fin qui lo sapevamo tutti, ma come si fa?
Bè c'è da considerare come sempre che la pallavolo è uno sport di situazione e palle alzate interne, esterne, attaccata o staccate, alte o basse, sono solo delle situazioni che l'atleta si trova e dunque il modo migliore per allenarle è allenare la situazione.
se non hai letto il post su come si allena la situazione di gioco, te lo consiglio puoi leggerlo qui:http://www.allenare-pallavolo.blogspot.com/2011/11/allenare-davvero-le-situazioni-di-gioco.html
Parlerò qui, quindi, di come insegnare agli atleti ad attaccare palle difficili a seconda dei vari casi.partiamo subito:
Palla staccata da rete (da non poter effettuare la rincorsa):
In questi casi la cosa migliore da fare è dalla posizione della rincorsa, chiudere subito il passo e piazzare la palla o se si ha una buona elevazione da fermi usare il braccio e il polso per attaccare forte.
Palla attaccata a rete:
E' necessario valutare se si ha un muro alto su cui poter giocare o a livelli inferiori come risolvere la situazione.
In questi casi se è possibile si attacca sulle mani del muro per fare mani fuori, oppure si cerca il pallonetto oppure se si ha comunque il muro davanti un colpo secco con la mano.
Parliamo ora di situazioni più difficili, Palla esterna alla rincora o interna.
Con palla esterna, se l'atleta l'ha già intuita perchè è pure alta, dovra abituarsi ed allargare la rincorsa e curare la diagonale, altrimenti più semplicemente dovrà allargarsi con un passo in diagonale e piazzare la palla, cercando tutta la diagonale.
Con palla interna invece, per non sprecare l'attacco dobbiamo insegnare ad effettuare una rincorsa tutta in diagonale, quasi orizzontale per poi poter piazzare l'attacco utilizzando il braccio e il polso.
Ora queste sono indicazioni semplici che già si conoscono e si trovano ovunque, però vorrei farvi notare un paio di cose e delle domande che dovete porvi, perchè io stesso mi pongo quando alleno, e aiutano molto nell'autoanalisi.
- Quante alzate perfette, su ricezione o difesa buona, alzano i vostri palleggiatori in media in una partita? in partita non in allenamento.
- Su ricezione o difesa sbagliata, quante palle riescono ad aggiustare alzandole correttamente?
- e infine quanto tempo dedicate al lavoro delle situazioni sopra indicate, quindi all'attacco di palle sbagliate?
E' chiaro che quanto maggiori sono le volte che la palla non sia buona, quanto più sarà necessario lavorarci su.
Si sa, spesso i palleggiatori fanno la differenza, ma avere attaccanti che aiutano i palleggiatori è meglio :-)
Gabriele Principe
sabato 4 febbraio 2012
L'insegnamento del passo incrociato a muro con AIR
In scia del precedente post, vediamo come si può insegnare per i centrali il passo incrociato per andare a murare a 2 a banda.
Spesso quello che gli atleti ci dicono dopo che hanno imparato i passi, è che "se pensano ai passi e ad avvicinarsi al compagno e saltare non riesco a prendere il tempo sull'attacco avversario" e io aggiungerei anche "Giustamente".
Anche perchè quando si è abituati a fare muro a uno, quasi da fermo, si ha acquisito un certo tempo nei confronti dell'attaccante e dell'alzata, ma partendo dal centro e dovendo fare più passi la cosa diventa assai difficile.
Quindi vediamo come possiamo utilizzare la Metodologia di Apprendimento Inverso Rapido, se non sai cosa sia ti consiglio di leggere questo post: http://www.allenare-pallavolo.blogspot.com/2012/02/il-segreto-del-apprendimento-inverso.html
Partiamo dalle competenze che l'atleta già ha acquisito e sa fare.nel nostro caso, se stiamo insegnando il muro a 2 si presuppone che sappiano fare il muro a 1, e partiremo proprio da questo.
1)Incominciamo a far saltare due atleti, attaccati spalla a spalla tra loro e saltare su attacchi a banda, da fermi.
I primi benefici, è che la memoria muscolare dell'atleta e il cervello incomincerà ad elaborare nell'atleta che raddoppia il muro, la posizione che deve tenere a fianco del atleta esterno (detto: "cursore" perchè è lui che decide dove andare a murare) e quindi capirà fin da subito che diversamente dal solito deve murare la diagonale e non davanti all'avversario e incomincerà a prendere i tempi sull'attacco avversario.
2)Successivamente facciamo partire il centrale, con spalle parallele alla rete, e piede della direzione di dove si sta andando a murare indietro (se si mura in zona 2 sarà quello destro se in 4 il passo sinistro) dove l'atleta dovrà solo compiere il passo di chiusura stando vicino al compagno e saltare.
Da questo esercizio l'atleta incomincerà a correggere la posizione dei piedi e del corpo in arrivo (evitando di vedere quindi centrali che hanno i piedi storti o il corpo storto a muro)
3)A distanza 1-2 metri dal compagno a banda, in equilibrio su un piede (il passo di apertura del muro)si farà fare un salto in lungo a raggiungere il compagno vicino (spalla-spalla) con girata del corpo (già acquisita dal punto 2) e muro.
Concentrarsi molto su questa fase perchè è quella dove il centrale deve incominciare a prendere il tempo sulla palla, ma soprattutto raggiungere la giusta distanza dal cursore.per questo consiglio di:
- far distanziare il cursore un po' più vicini al centro, un po' più lontani e in posizione in modo che il centrale possa capire che si deve adattare a seconda di dove è la banda che mura.
- fare molti murate a 2 di attacchi perchè da qui il centrale deve imparare a prendere il tempo
- assicurarsi che il centro si avvicini il più possibile alla banda e salti dritto
4)da posizione a muro al centro eseguire i passi imparati negli altri punti con una grande apertura della gamba esterna, in modo da raggiungere più facilmente la banda
5)allenare molto la visione della palla dall'uscita delle mani del palleggiatore, grazie ai punti fatti in precedenza, l'atleta non dovrà più pensare (anche se all'inizio tenderà a farlo comunque per insicurezza) ai passi, ma dovrà di più guardare la palla e concentrarsi a unirsi al cursore.
Gabriele Principe
Spesso quello che gli atleti ci dicono dopo che hanno imparato i passi, è che "se pensano ai passi e ad avvicinarsi al compagno e saltare non riesco a prendere il tempo sull'attacco avversario" e io aggiungerei anche "Giustamente".
Anche perchè quando si è abituati a fare muro a uno, quasi da fermo, si ha acquisito un certo tempo nei confronti dell'attaccante e dell'alzata, ma partendo dal centro e dovendo fare più passi la cosa diventa assai difficile.
Quindi vediamo come possiamo utilizzare la Metodologia di Apprendimento Inverso Rapido, se non sai cosa sia ti consiglio di leggere questo post: http://www.allenare-pallavolo.blogspot.com/2012/02/il-segreto-del-apprendimento-inverso.html
Partiamo dalle competenze che l'atleta già ha acquisito e sa fare.nel nostro caso, se stiamo insegnando il muro a 2 si presuppone che sappiano fare il muro a 1, e partiremo proprio da questo.
1)Incominciamo a far saltare due atleti, attaccati spalla a spalla tra loro e saltare su attacchi a banda, da fermi.
I primi benefici, è che la memoria muscolare dell'atleta e il cervello incomincerà ad elaborare nell'atleta che raddoppia il muro, la posizione che deve tenere a fianco del atleta esterno (detto: "cursore" perchè è lui che decide dove andare a murare) e quindi capirà fin da subito che diversamente dal solito deve murare la diagonale e non davanti all'avversario e incomincerà a prendere i tempi sull'attacco avversario.
2)Successivamente facciamo partire il centrale, con spalle parallele alla rete, e piede della direzione di dove si sta andando a murare indietro (se si mura in zona 2 sarà quello destro se in 4 il passo sinistro) dove l'atleta dovrà solo compiere il passo di chiusura stando vicino al compagno e saltare.
Da questo esercizio l'atleta incomincerà a correggere la posizione dei piedi e del corpo in arrivo (evitando di vedere quindi centrali che hanno i piedi storti o il corpo storto a muro)
3)A distanza 1-2 metri dal compagno a banda, in equilibrio su un piede (il passo di apertura del muro)si farà fare un salto in lungo a raggiungere il compagno vicino (spalla-spalla) con girata del corpo (già acquisita dal punto 2) e muro.
Concentrarsi molto su questa fase perchè è quella dove il centrale deve incominciare a prendere il tempo sulla palla, ma soprattutto raggiungere la giusta distanza dal cursore.per questo consiglio di:
- far distanziare il cursore un po' più vicini al centro, un po' più lontani e in posizione in modo che il centrale possa capire che si deve adattare a seconda di dove è la banda che mura.
- fare molti murate a 2 di attacchi perchè da qui il centrale deve imparare a prendere il tempo
- assicurarsi che il centro si avvicini il più possibile alla banda e salti dritto
4)da posizione a muro al centro eseguire i passi imparati negli altri punti con una grande apertura della gamba esterna, in modo da raggiungere più facilmente la banda
5)allenare molto la visione della palla dall'uscita delle mani del palleggiatore, grazie ai punti fatti in precedenza, l'atleta non dovrà più pensare (anche se all'inizio tenderà a farlo comunque per insicurezza) ai passi, ma dovrà di più guardare la palla e concentrarsi a unirsi al cursore.
Gabriele Principe
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venerdì 3 febbraio 2012
Il segreto del "Apprendimento Inverso Rapido"
Per chi non avesse mai sentito parlare di "Apprendimento Inverso Rapido" ed è un grande studioso della pallavolo, non si preoccupi, la sua cultura pallavolistica è a posto e non è un impreparato.
AIR ovvero l'acronimo di questa metodologia di insegnamento è stata scoperta o meglio buttata per iscritto da me, in questi mesi di studio su quale fosse la metodologia ottimale per far apprendere un fondamentale nuovo e complesso che implicava molti fattori come: spostamenti non comuni, visione della palla e coordinamenti complessi.
Con questo non voglio vantarmi di aver inventato qualcosa, assolutamente no, non ho inventato un bel niente ne scoperto, tutta via ho riformulato quello che sono vari esercizi e la loro sequenza al fine di far apprendere in modo più rapido e completo alcuni tipi di fondamentali.
Questa metodologia è molto utile per l'insegnamento ad esempio di: Rincorsa d'attacco, Palleggio all'indietro, Passo incrociato del muro a 2, rincorsa del centrale, insegnamento del bagher laterale.
Presuppone ovviamente che l'atleta abbia le capacità coordinative e tecniche per poter apprendere il fondamentale ( e questa è la regola che vale per qualsiasi tipo di isegnamento tecnico pallavolistico).
In cosa consiste questo metodo? semplicemente nel far apprendere dei fondamentali attraverso degli esercizi che solitamente vengono insegnati per il fondamentale ma insegnati in modo "Inverso" da qui il nome.
Per spiegarmi meglio esemplificherò l'insegnamento didattico della rincorsa d'attacco come si insegna in generale (se voi già fate diversamente e avete ottimi risultati tanto di cappello) e come si può insegmare più facilmente attraverso questa metodologia.
Metodologia classica:
1) Si inizia con esercizi propedeutici per la schiacciata, il tempo sulla palla ecc.
2)Si insegnano i passi della rincorsa e la si fa ripetere moltissime volte
3) Attacco della palla tenuta da corde o dall'allenatore con atleti che fanno la rincorsa e attaccano
4)Successivamente si fa l'attacco con palla lanciata dall'allenatore, magari prima da vicino e poi dalla zona di palleggio
5) Attacchi con alzata dei palleggiatori.
La difficoltà che incontrano tutti gli atleti, come l'abbiamo incontrata anche noi e saper coordinare la rincorsa eseguendola bene, il tempo sulla palla alzata (che è la cosa più difficile), il salto e coordinazione in aria e movimento del braccio.Questo impone anche che l'atleta imparato questo (che è la base di un attacco) difficilmente saprà saltare e piazzare la palla se è brutta o saltare sul posto per colpire la palla, inoltre molti atleti all'inizio prenderanno la palla o troppo indietro o troppo avanti. Vi è già capitato vero?
E quante fatiche a riprendere l'atleta e fare esercizi per fargliela colpire bene e prendere il tempo.
Più o meno, per far imparare con questa metodologia l'attacco base (cioè quello descritto sopra) con i giusti tempi ecc ci si impiega dai 2-3 mesi ai 5 o 6.
Cosa succede con AIR? permette all'atleta di imparare il fondamentale di base in 2 massimo 3 mesi e con capacità fin da subito dell'atleta di poter variare i colpi come ad esempio riconoscere di essere fuori tempo e piazzare la palla oppure su palla staccata fare un salto al massimale e piazzare la palla.
Tutto questo avviene semplicemente perchè faremo imparare alcune cose partendo dalla fine del gesto tecnico che si avvicinano a ciò che l'atleta sa già fare, e aggiungendo un pezzo alla volta l'atleta apprenderà il fondamentale o il gesto tecnico in modo più rapido e completo.
Ma perchè dico questo? Bè provate a pensare se da bambini aveste dovuto impare la moltiplicazione senza sapere l'addizione. Si può fare, basta imparare le regole e le tabelline. Ma sapendo l'addizione verrà molto più facile e veloce apprendere le moltiplicazione e in futuro fare altri esercizi più complessi.
vediamo quindi la metodologia AIR per l'insegnamento della rincorsa d'attacco:
1) Esercizi propedeutici per la schiacciata, si fa schiacciare la palla auto alzata o alzata dall'allenatore, poi si fa schiacciare la palla tenuta dall'allenatore saltando da fermi cercando di farli saltare il più possibile e giusto caricamento delle gambe. [benefici immediati: saprà in futuro attaccare con i piedi a terra e saltando da fermo, utile per piazzare]
2)Allenatore vicino all'atleta lancia la palla solo verticalmente e l'atleta col passo di chiusura della rincorsa salterà sul posto e schiaccerà, successivamente l'allenatore si allontanerà di metro in metro con questo esercizio fino alla zona dell'alzatore [ benefici immediati: prendere il tempo su palla lanciata da zona dell'alzatore con salto da fermo]
3)equilibrio sul piede sinistro (destro per i mancini) salto in lungo con chiusura del passo e attacco palla tenuta dall'allenatore, successivamente partendo col sinistro avanti si attacca la palla alta e da zona alzatore facendo un passo lungo e chiusura dell'attacco. [benefici immediati: lunghezza del salto lungo per potenza del salto]
4)Si parte col destro avanti e si esegue la rincorsa completa già da subito con la palla (poichè tutto ciò che serve dopo la rincorsa è già stato appreso)
In questo modo l'atleta non avrà difficoltà poi imparata la rincorsa ad abbinarla con la palla, perchè la già appreso e esercitato più volte prima, per questo motivo, l'apprendimento risulta Rapido ed Efficace.
Nel prossimo post parlerò della metodologia AIR abbinata all'insegnamento del passo incrociato del muro a due, per evitare gomitate tra atleti e garantire fin da subito l'unione del muro.
Gabriele principe
AIR ovvero l'acronimo di questa metodologia di insegnamento è stata scoperta o meglio buttata per iscritto da me, in questi mesi di studio su quale fosse la metodologia ottimale per far apprendere un fondamentale nuovo e complesso che implicava molti fattori come: spostamenti non comuni, visione della palla e coordinamenti complessi.
Con questo non voglio vantarmi di aver inventato qualcosa, assolutamente no, non ho inventato un bel niente ne scoperto, tutta via ho riformulato quello che sono vari esercizi e la loro sequenza al fine di far apprendere in modo più rapido e completo alcuni tipi di fondamentali.
Questa metodologia è molto utile per l'insegnamento ad esempio di: Rincorsa d'attacco, Palleggio all'indietro, Passo incrociato del muro a 2, rincorsa del centrale, insegnamento del bagher laterale.
Presuppone ovviamente che l'atleta abbia le capacità coordinative e tecniche per poter apprendere il fondamentale ( e questa è la regola che vale per qualsiasi tipo di isegnamento tecnico pallavolistico).
In cosa consiste questo metodo? semplicemente nel far apprendere dei fondamentali attraverso degli esercizi che solitamente vengono insegnati per il fondamentale ma insegnati in modo "Inverso" da qui il nome.
Per spiegarmi meglio esemplificherò l'insegnamento didattico della rincorsa d'attacco come si insegna in generale (se voi già fate diversamente e avete ottimi risultati tanto di cappello) e come si può insegmare più facilmente attraverso questa metodologia.
Metodologia classica:
1) Si inizia con esercizi propedeutici per la schiacciata, il tempo sulla palla ecc.
2)Si insegnano i passi della rincorsa e la si fa ripetere moltissime volte
3) Attacco della palla tenuta da corde o dall'allenatore con atleti che fanno la rincorsa e attaccano
4)Successivamente si fa l'attacco con palla lanciata dall'allenatore, magari prima da vicino e poi dalla zona di palleggio
5) Attacchi con alzata dei palleggiatori.
La difficoltà che incontrano tutti gli atleti, come l'abbiamo incontrata anche noi e saper coordinare la rincorsa eseguendola bene, il tempo sulla palla alzata (che è la cosa più difficile), il salto e coordinazione in aria e movimento del braccio.Questo impone anche che l'atleta imparato questo (che è la base di un attacco) difficilmente saprà saltare e piazzare la palla se è brutta o saltare sul posto per colpire la palla, inoltre molti atleti all'inizio prenderanno la palla o troppo indietro o troppo avanti. Vi è già capitato vero?
E quante fatiche a riprendere l'atleta e fare esercizi per fargliela colpire bene e prendere il tempo.
Più o meno, per far imparare con questa metodologia l'attacco base (cioè quello descritto sopra) con i giusti tempi ecc ci si impiega dai 2-3 mesi ai 5 o 6.
Cosa succede con AIR? permette all'atleta di imparare il fondamentale di base in 2 massimo 3 mesi e con capacità fin da subito dell'atleta di poter variare i colpi come ad esempio riconoscere di essere fuori tempo e piazzare la palla oppure su palla staccata fare un salto al massimale e piazzare la palla.
Tutto questo avviene semplicemente perchè faremo imparare alcune cose partendo dalla fine del gesto tecnico che si avvicinano a ciò che l'atleta sa già fare, e aggiungendo un pezzo alla volta l'atleta apprenderà il fondamentale o il gesto tecnico in modo più rapido e completo.
Ma perchè dico questo? Bè provate a pensare se da bambini aveste dovuto impare la moltiplicazione senza sapere l'addizione. Si può fare, basta imparare le regole e le tabelline. Ma sapendo l'addizione verrà molto più facile e veloce apprendere le moltiplicazione e in futuro fare altri esercizi più complessi.
vediamo quindi la metodologia AIR per l'insegnamento della rincorsa d'attacco:
1) Esercizi propedeutici per la schiacciata, si fa schiacciare la palla auto alzata o alzata dall'allenatore, poi si fa schiacciare la palla tenuta dall'allenatore saltando da fermi cercando di farli saltare il più possibile e giusto caricamento delle gambe. [benefici immediati: saprà in futuro attaccare con i piedi a terra e saltando da fermo, utile per piazzare]
2)Allenatore vicino all'atleta lancia la palla solo verticalmente e l'atleta col passo di chiusura della rincorsa salterà sul posto e schiaccerà, successivamente l'allenatore si allontanerà di metro in metro con questo esercizio fino alla zona dell'alzatore [ benefici immediati: prendere il tempo su palla lanciata da zona dell'alzatore con salto da fermo]
3)equilibrio sul piede sinistro (destro per i mancini) salto in lungo con chiusura del passo e attacco palla tenuta dall'allenatore, successivamente partendo col sinistro avanti si attacca la palla alta e da zona alzatore facendo un passo lungo e chiusura dell'attacco. [benefici immediati: lunghezza del salto lungo per potenza del salto]
4)Si parte col destro avanti e si esegue la rincorsa completa già da subito con la palla (poichè tutto ciò che serve dopo la rincorsa è già stato appreso)
In questo modo l'atleta non avrà difficoltà poi imparata la rincorsa ad abbinarla con la palla, perchè la già appreso e esercitato più volte prima, per questo motivo, l'apprendimento risulta Rapido ed Efficace.
Nel prossimo post parlerò della metodologia AIR abbinata all'insegnamento del passo incrociato del muro a due, per evitare gomitate tra atleti e garantire fin da subito l'unione del muro.
Gabriele principe
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mercoledì 1 febbraio 2012
La Tattica Personalizzata
Nella pallavolo, come in tutti gli sport di squadra, esistono 2 tipi di allenatori:
- I Rivoluzionari Tattici
- Gli Adattatori
Questi termini li ho assegnati io, non sono scientificamente attribuiti, ma rendono a pieno (credo) l'idea che voglio rendere.
I primi sono quegli allenatori che a prescindere dalla squadra che hanno utilizzano un modulo ben definito, spesso inaspettato e come detto rivoluzionari.
Questi tipi di allenatori se la squadra hanno le caratteristiche adatte a quel ruolo, sono in grado di esprimere la rivoluzione tattica in pieno e spesso risulta essere decisamente vincente oltre che "bella da vedere" in quanto inusuale. Ma se la squadra non ha quelle caratteristiche richieste può diventare un enorme flop.
esempi di questa categoria sono nel calcio: Zeman, Sacchi, nella pallavolo Montali ecc.
Questi allenatori presentano caratteristiche personali:
- Molti decisi e convinti sulle proprie decisioni
- Diffidenti dal cambiamento
- Statici nel proprio modulo
- Ottimi oratori
- Grande fiducia in se e nei propri mezzi
I secondi invece "gli adattatori" sono quei allenatori che solo data una squadra e un numero di tentativi, riescono a costituire un modulo e una tattica "ad hoc" per la squadra.
Questi allenatori spesso hanno bisogno di molto tempo prima di dare risultati concreti e sono alla continua ricerca della perfezione. Il loro gioco spesso non è "bello da vedere" ma efficace ai propri obiettivi.
Esempi di questi allenatori sono nel calcio: Mourinho, Guardiola, Allegri nella pallavolo Julio Velasco e Barbolini.
Questi allenatori presentano le seguenti caratteristiche:
- Grandi motivatori
- Dinamici e risolutivi ai cambiamenti
- Spesso pignoli e non accontentabili
- Sono molti abili nello studio di problemi e risoluzioni tattiche
Detto questo io credo che nella pallavolo provinciale, e regionale o comunque a livello giovanile, non si possa essere appartenenti al primo caso, ma bisogna cercare di appartenere al secondo, perchè difficilmente si avrà una squadra tecnicamente uniforme, con gli strumenti per allenare adatti, i tempi necessari e soprattutto se è una squadra giovanile dovrà tendere all'evoluzione e alla dinamicità, di meno alla staticità.
Detto questo, cos'è la tattica personalizzata? La tattica personalizzata, è proprio questo, la capacità che hanno gli "adattatori" di creare una tattica perfetta per la propria squadra, personalizzata per raggiungere i propri obiettivi.
Nella pallavolo questa riguarda: La scelta di battuta di alcuni giocatori, le zone di battuta generali, il metodo di ricezione, la scelta dei ruoli dei giocatori, il modulo difensivo, la scelta del tipo di muro (lingo linea, semi-diagonale, e diagonale con le varie varianti), i tipi di attacchi e situazioni di gioco.
Come si costruisce?
Come abbiamo detto prima, si costruisce da ciò che si ha cercando il percorso necessario per arrivare a ciò che si vuole, utilizzando le risorse disponibili.
Per costruire una Tattica personalizzata bisogna valutare:
- Gli obiettivi della società, di squadra e individuali
- Gli strumenti di allenamento a disposizione (pesi, macchinari, palloni, elastici, panchine, ecc)
- Il tempo a disposizione ( mesi o settimane prima del campionato, numero di allenamenti, ore di allenamento)
- Il tipo di campionato, il livello di gioco e le squadre partecipanti
- Gli atleti e le loro capacità.
Quest'ultimo punto è quello più importante, perchè ricordatevi che potete avere in testa il modello perfetto e vincente ma se non avete gli atleti adatti e loro non sanno metterlo in pratica non serve a nulla!
Capacità degli atleti:
1) Di squadra e di gioco:
- Punti di forza: cioè quali sono le caratteristiche buone del gioco di squadra (esempio ottimo attacco dal centro, buona ricezione, buona copertura) di queste caratteristiche bisognerà svilupparle sempre meglio e nella tattica poterle evidenziare e utilizzarle il meglio possibile
- Punti di debolezza: le caratteristiche negative del gioco di squadra (confusione in squadra, mancanza di competenze, pessima difesa, muro basso e scomposto), in questo caso bisognerà cercare di migliorarlo negl'allenamenti e di nasconderlo il più possibile nel gioco
2)Individuali: ogni atleta ha dei punti di forza e dei punti deboli, compito dell'allenatore quando organizza la tattica personalizzata è di creare una tattica che enfatizzi i punti di forza di ogni atleta e che nasconda o venga coperto (dai punti di forza delle altre atlete) i punti deboli delle altre.
Un esempio che è stato fatto nella pallavolo moderna è l'utilizzo del libero cioè di un giocatore che copra con le sue qualità ricettive e difensive chi è meno bravo in difesa e ricezione.e così via.
Infine vi è anche la Tecnica Personalizzata a Partita: cioè data la propria tattica di base, si costruiscono avendo delle informazioni sulle avversarie (sulle precedenti partite, o si sono viste, o si notano direttamente in partita).
La tattica personalizzata a partita è quel valore aggiunto che aiuta la squadra a vincere, i vantaggi sono:
- Stabilire le miglior rotazioni in base a quella avversaria (il vero utilizzo dei referti da gara che nessuno mai guarda)
- Se fanno certe cose o sono leggibili ci si adatta a quello
- Si trovano e si punta sui punti deboli avversari.
Gabriele Principe
- I Rivoluzionari Tattici
- Gli Adattatori
Questi termini li ho assegnati io, non sono scientificamente attribuiti, ma rendono a pieno (credo) l'idea che voglio rendere.
I primi sono quegli allenatori che a prescindere dalla squadra che hanno utilizzano un modulo ben definito, spesso inaspettato e come detto rivoluzionari.
Questi tipi di allenatori se la squadra hanno le caratteristiche adatte a quel ruolo, sono in grado di esprimere la rivoluzione tattica in pieno e spesso risulta essere decisamente vincente oltre che "bella da vedere" in quanto inusuale. Ma se la squadra non ha quelle caratteristiche richieste può diventare un enorme flop.
esempi di questa categoria sono nel calcio: Zeman, Sacchi, nella pallavolo Montali ecc.
Questi allenatori presentano caratteristiche personali:
- Molti decisi e convinti sulle proprie decisioni
- Diffidenti dal cambiamento
- Statici nel proprio modulo
- Ottimi oratori
- Grande fiducia in se e nei propri mezzi
I secondi invece "gli adattatori" sono quei allenatori che solo data una squadra e un numero di tentativi, riescono a costituire un modulo e una tattica "ad hoc" per la squadra.
Questi allenatori spesso hanno bisogno di molto tempo prima di dare risultati concreti e sono alla continua ricerca della perfezione. Il loro gioco spesso non è "bello da vedere" ma efficace ai propri obiettivi.
Esempi di questi allenatori sono nel calcio: Mourinho, Guardiola, Allegri nella pallavolo Julio Velasco e Barbolini.
Questi allenatori presentano le seguenti caratteristiche:
- Grandi motivatori
- Dinamici e risolutivi ai cambiamenti
- Spesso pignoli e non accontentabili
- Sono molti abili nello studio di problemi e risoluzioni tattiche
Detto questo io credo che nella pallavolo provinciale, e regionale o comunque a livello giovanile, non si possa essere appartenenti al primo caso, ma bisogna cercare di appartenere al secondo, perchè difficilmente si avrà una squadra tecnicamente uniforme, con gli strumenti per allenare adatti, i tempi necessari e soprattutto se è una squadra giovanile dovrà tendere all'evoluzione e alla dinamicità, di meno alla staticità.
Detto questo, cos'è la tattica personalizzata? La tattica personalizzata, è proprio questo, la capacità che hanno gli "adattatori" di creare una tattica perfetta per la propria squadra, personalizzata per raggiungere i propri obiettivi.
Nella pallavolo questa riguarda: La scelta di battuta di alcuni giocatori, le zone di battuta generali, il metodo di ricezione, la scelta dei ruoli dei giocatori, il modulo difensivo, la scelta del tipo di muro (lingo linea, semi-diagonale, e diagonale con le varie varianti), i tipi di attacchi e situazioni di gioco.
Come si costruisce?
Come abbiamo detto prima, si costruisce da ciò che si ha cercando il percorso necessario per arrivare a ciò che si vuole, utilizzando le risorse disponibili.
Per costruire una Tattica personalizzata bisogna valutare:
- Gli obiettivi della società, di squadra e individuali
- Gli strumenti di allenamento a disposizione (pesi, macchinari, palloni, elastici, panchine, ecc)
- Il tempo a disposizione ( mesi o settimane prima del campionato, numero di allenamenti, ore di allenamento)
- Il tipo di campionato, il livello di gioco e le squadre partecipanti
- Gli atleti e le loro capacità.
Quest'ultimo punto è quello più importante, perchè ricordatevi che potete avere in testa il modello perfetto e vincente ma se non avete gli atleti adatti e loro non sanno metterlo in pratica non serve a nulla!
Capacità degli atleti:
1) Di squadra e di gioco:
- Punti di forza: cioè quali sono le caratteristiche buone del gioco di squadra (esempio ottimo attacco dal centro, buona ricezione, buona copertura) di queste caratteristiche bisognerà svilupparle sempre meglio e nella tattica poterle evidenziare e utilizzarle il meglio possibile
- Punti di debolezza: le caratteristiche negative del gioco di squadra (confusione in squadra, mancanza di competenze, pessima difesa, muro basso e scomposto), in questo caso bisognerà cercare di migliorarlo negl'allenamenti e di nasconderlo il più possibile nel gioco
2)Individuali: ogni atleta ha dei punti di forza e dei punti deboli, compito dell'allenatore quando organizza la tattica personalizzata è di creare una tattica che enfatizzi i punti di forza di ogni atleta e che nasconda o venga coperto (dai punti di forza delle altre atlete) i punti deboli delle altre.
Un esempio che è stato fatto nella pallavolo moderna è l'utilizzo del libero cioè di un giocatore che copra con le sue qualità ricettive e difensive chi è meno bravo in difesa e ricezione.e così via.
Infine vi è anche la Tecnica Personalizzata a Partita: cioè data la propria tattica di base, si costruiscono avendo delle informazioni sulle avversarie (sulle precedenti partite, o si sono viste, o si notano direttamente in partita).
La tattica personalizzata a partita è quel valore aggiunto che aiuta la squadra a vincere, i vantaggi sono:
- Stabilire le miglior rotazioni in base a quella avversaria (il vero utilizzo dei referti da gara che nessuno mai guarda)
- Se fanno certe cose o sono leggibili ci si adatta a quello
- Si trovano e si punta sui punti deboli avversari.
Gabriele Principe
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martedì 31 gennaio 2012
La preparazione fisica nel Under 14
Ritorniamo a parlare dopo un bel po' di tempo di Under 14, nello specifico di preparazione fisica o meglio come far saltare di più i nostri atleti fin dallo "svezzamento pallavolistico".
Gabriele Principe
Ci sono molti dibattiti in giro tra allenatori e preparatori atletici sull'utilizzo da questa giovane età di bilancieri e pesi per aumentare il salto.
Personalmente confrontandomi anche con il mio preparatore atletico, siamo della stessa opinione (anche effettuando studi più mirati e scientifici) riguardo alla esclusione totale dei pesi nella categoria Under 14.
Non tanto, come si dice sempre per lo sviluppo o meglio si, è anche per una prevenzione alla crescita muscolare e scheletrica dell'atleta, ma soprattutto bisogna considerare e mettersi bene in testa (anche per i veterani dei pesi) che la pesistica è pur sempre una forza estranea al corpo e che se non controllata bene può dare dolori che si ripercuotono per tutta la vita.
Nei giovani atleti, i lavoro a corpo libero e con piccoli pesi è più che sufficiente per lavorare perfettamente, inoltre questo permette di eseguire quei movimenti della pesistica futura avendo un controllo assoluto evitando così che quando gli si metterà un bilanciere sulle spalle abbiano un controllo perfetto dell’attrezzo.
Infine, se proprio voler fare più fatica e aumentare la resistenza del muscolo potete far rallentare l'esecuzione dell'esercizio, ad esempio se facciamo fare uno squat a corpo libero, dite all'atleta di scendere in 3 secondi e salire in 2, farà un notevole sforzo e dovrà avere maggior controllo.
Infine, se proprio voler fare più fatica e aumentare la resistenza del muscolo potete far rallentare l'esecuzione dell'esercizio, ad esempio se facciamo fare uno squat a corpo libero, dite all'atleta di scendere in 3 secondi e salire in 2, farà un notevole sforzo e dovrà avere maggior controllo.
Inoltre, vorrei anche precisare che dal mini volley fino all’under 14 ( e a mio parere anche dopo) è necessario dedicarsi ad altri fenomeno fisici e capacità motorie quali: l’equilibrio, il coordinamento di due arti opposti, capacità di movimento nello spazio, visione, rapidità ma soprattutto riflessi e capacità di reazione.
Questi ultimi due sono i fattori più importanti e anche quelli più sottovalutati e meno allenati (perché non danno risultati ben visibili e misurabili nell’immediato).
Quello che dico sempre riguardo alla preparazione fisica, è che possiamo farli saltare quando vogliamo renderli velocissimi nello scatto, ma se saltano scardinati oppure hanno tempi di reazione sulla palla troppo lenti il risultato sarà pressoché inutile.
E allora, incominciamo ad allenare bene ogni fattore fin dall’inizio senza voler bruciare le tappe, perché dopo se si è lavorato bene in precedenza il lavoro coi pesi sarà addirittura il doppio più efficace perché sarà abbinato a delle solide strutture e capacità motorie dell’atleta.
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